Nel mio lavoro la pittura è una trasposizione soggettiva di singole immagini catturate dal movimento del video. Attingo da sempre al repertorio cinematografico hollywoodiano della golden age, inizialmente per mescolarlo a foto ricordo dell’infanzia o ad altro materiale visivo nel tentativo di ricostruire un vissuto poco chiaro, o per inventare un’epica personale alternativa alla realtà. Progressivamente l’immaginario di quel cinema, universale e senza tempo, ha sostituito qualunque altro, per divenire una sorta di atlante iconografico con cui costruisco una mia narrazione poetica e pittorica.
Sul paesaggio
Il paesaggio nei miei dipinti di solito rimane nascosto, tagliato fuori dall’inquadratura o appena accennato: è dentro lo sguardo del soggetto protagonista, che sta vedendo ciò che noi possiamo intuire o immaginare, attraverso i suoi occhi.
Altre volte una veduta, lo scorcio di un panorama, appare come un fondale, senza la pretesa di essere del tutto verosimile o addirittura plausibile, e sempre finisce per accentuare la contraddizione tra una narrazione (cinematografica) che per essere realistica si serve della finzione, e la veridicità di ciò che si manifesta, di ciò che accade e che è espresso dalla pittura.